Indiano

Sapevi che la componente indiana fa parte dello schermo del tuo dispositivo elettronico? Inoltre, una volta veniva utilizzato per rivestire i motori degli aerei durante la seconda guerra mondiale. Resta e scopri di più su questo composto chimico, chi lo ha scoperto e quali sono le sue caratteristiche.

Cos’è l’indiano?

È un metallo morbido, post-transitorio, dall’aspetto bianco-argento lucido e, quando piegato, emette un suono caratteristico. L’elemento chimico Indio è malleabile e raro nella crosta terrestre. Ha somiglianze chimiche con l’alluminio e il gallio, sebbene sia più simile allo zinco. Uno dei suoi principali vantaggi è che non è pericoloso per l’uomo.

simbolo indiano

Il simbolo dell’elemento indiano è una riduzione del suo nome, che deriva dalla parola indaco e, a sua volta, dal latino indicum , il cui significato originario è India. È stato chiamato così da due chimici che hanno osservato una brillante linea indaco nel suo spettro atomico.

Caratteristiche indiane

Può essere trasformato in un liquido se si trova nell’intervallo 2000K, uno stato in cui presenta una pellicola sottile sul vetro. D’altra parte, quando riscaldato, produce una fiamma indaco brillante e colorata. Inoltre, è insolubile in acqua calda, acqua salata e i suoi composti sono agenti riducenti. Altre caratteristiche dell’articolo:

  • Reattività chimica : Si dissolve negli acidi per formare sali, ma generalmente non si dissolve nelle soluzioni alcaline. Reagisce direttamente con l’ossigeno, lo zolfo e gli alogeni.
  • Fusione ed ebollizione : questi due punti hanno un ampio intervallo di temperature tra loro.
  • Stato : La sua fase di aggregazione ordinaria è solida.
  • Conduttività elettrica : generalmente è migliore della conduttività elettrica del ferro.
  • Struttura cristallina : I suoi atomi si uniscono per stabilire un legame metallico, ordinato in una struttura tetragonale centrata al centro.
  • Ordine magnetico : è diamagnetico.
  • Malleabilità : ha proprietà plastiche.
  • Fragilità : è così morbido che può essere strappato con un’unghia, raschiato su un foglio di carta, tagliato con un coltello e perfino masticato e deformato con i denti.
  • Durezza : Presenta 1,5 secondo la scala di Mohs, poco più duro del talco.
  • Composto di ossido : sebbene sia un elemento anfotero, generalmente si comporta come una base.

Proprietà chimiche e fisiche dell’Indio

  1. Numero atomico : 49
  2. Punto di fusione : 157°C (429,75K)
  3. Entalpia di vaporizzazione : 231,5 kJ/mol
  4. Raggio covalente (Å) : 144 pm
  5. Configurazione elettronica : [Kr]4d 10 5s 2 5p 1
  6. Punto di ebollizione : 2072 °C (2345 K)
  7. Massa atomica (g/mol) : 114.818 u
  8. Entalpia di fusione : 3.263 kJ/mol
  9. Densità : 7310 kg/m³
  10. Ossido : anfotero
  11. Calore specifico : 233 J/(K-kg)
  12. Stati di ossidazione : +3
  13. Raggio atomico (Å) : 156 pm (raggio di Bohr)
  14. Velocità del suono : 1215 m/s a 293,15 K
  15. Potenziale di prima ionizzazione (eV) : 558,3 kJ/mol
  16. Elettronegatività : 1,78 (scala Pauling)
  17. Elettroni per livello : 2, 8, 18, 18, 3

Origine indiana

Per scoprire chi scoprì l’elemento indiano, ci imbattemmo nel chimico Ferdinand Reich nel 1863. Questa scoperta avvenne vicino alla Sassonia mentre cercava tracce di tallio nei minerali di zinco. Dopo tostatura del minerale, eliminazione dello zolfo, assorbimento in acido cloridrico ed evaporazione del cloruro di zinco si otteneva un precipitato di colore paglierino.

La storia dell’elemento Indio racconta che dopo la scoperta ottenuta, Reich effettuò un’analisi spettroscopica in collaborazione con il collega chimico Hieronymus Theodor Richter. Fu proprio quest’ultimo ad osservare la linea bluastra all’interno dello spettro atomico, caratteristica che non coincideva con nessun altro elemento.

I due chimici scelsero il loro nome dalla varietà di fiamme dal blu intenso all’indaco che emanavano quando i loro composti bruciavano. Successivamente, dopo innumerevoli tentativi di precipitarlo e purificarlo, nel 1864 ne fu isolato un campione attraverso l’elettrolisi dei suoi sali.

A cosa serve l’indiano?

È un metallo utilizzato in diverse applicazioni, ad esempio per le leghe, saldature e nell’industria elettronica. Il suo utilizzo principale avvenne durante l’SGM e dopo gli anni ’80 guadagnò popolarità da quando iniziò ad essere utilizzato nei display LCD. Altri usi dell’elemento indiano sono:

  • Produrre leghe con punti di fusione bassi, come la lega liquida composta da 24% indio e 76% gallio a 20°C.
  • Crea transistor al germanio, fotoconduttori, raddrizzatori e termistori.
  • Il suo ossido viene utilizzato per realizzare pannelli elettroluminescenti.
  • Tende a depositarsi su altri metalli ed evaporare sul vetro formando uno specchio resistente alla corrosione.
  • Per la produzione di elettrodi trasparenti presenti su touch screen, come tablet o smartphone.

In sintesi, l’indio è un metallo post-transitorio malleabile, morbido, anfotero e facile da sciogliere. È un elemento diamagnetico, conduttore di elettricità, solvente negli acidi, ma insolubile in acqua calda, salata e alcalina. Inoltre, forma una fiamma o pasta di colore blu intenso, è uguale allo zinco e non presenta rischi per l’uomo.